Tutto sulla Burrata di Andria IGP
Storia e curiosità sulla Burrata di Andria IGP
Se hai assaggiato almeno una volta nella vita la Burrata di Andria IGP, forse te lo sarai chiesto: come fa a essere così buona? Rispondere a questa domanda non è semplice ma, dietro al suo gusto inconfondibile c’è di sicuro una lunga tradizione. In questo articolo facciamo un salto nel passato, per scoprire la storia che si cela dietro questa eccellenza pugliese.
La burrata: una bontà d’altri tempi
Come ogni invenzione che si rispetti, anche la Burrata di Andria IGP è frutto di un’idea geniale. Si narra che, nell’inverno del 1956, una fortissima nevicata colpì la Murgia. Anche la città di Andria ne fu coinvolta, ma per fortuna il casaro Lorenzo Bianchino ebbe un autentico colpo di genio.
Come fare per conservare al meglio i suoi latticini durante il trasporto, reso più difficoltoso dal clima rigido? Presto detto: per non sprecare le preziose materie prime, Bianchino decise di creare un sacchetto protettivo, fatto della stessa pasta della mozzarella, che contenesse un goloso ripieno. Parliamo degli sfilacci di mozzarella immersi nella panna che affiorava dal latte, la cosiddetta stracciatella. Il casaro richiuse la sua “opera” e la modellò per darle la forma che tutti conosciamo. È nata così la caratteristica testa che rende unica la Burrata di Andria IGP, uno dei prodotti di punta del Caseificio Montrone.
La Burrata di Andria IGP e lo Scià di Persia
Ma la storia non finisce qui. Pare che questo prezioso latticino abbia persino oltrepassato i confini nazionali. A divulgare la sua fama sarebbe stata una citazione all’interno della Guida del Touring Club del 1931. Le voci corrono in fretta, soprattutto quando si parla di prelibatezza casearie. E fu così che anche Scià di Persia volle assaggiare la prestigiosa Burrata di Andria IGP.
Il risultato? Ne rimase subito estasiato, diventando uno dei più assidui sostenitori del prodotto Made in Puglia. Con il passare degli anni, la Burrata di Andria IGP ha ottenuto sempre più consensi, entrando in molte ricette della cucina pugliese. Sono tanti gli chef rinomati che hanno scelto la Burrata per i propri piatti: uno di questi è Alfonso Iaccarino, autore del risotto alla barbabietola, fonduta di Burrata di Andria IGP e scampi leggermente scottati. L’acquolina in bocca è assicurata.
Altre curiosità sulla Burrata di Andria IGP
Sapevi perché la Burrata di Andria IGP si chiama così? Il significato del nome “burrata” è evocativo, ed è stato scelto per richiamare quell’inconfondibile sapore “burroso” che la contraddistingue.
Un’altra curiosità che forse conoscono in pochi è legata alle foglie utilizzate per confezionare questo prodotto caseario della tradizione andriese. In origine, per conservare al meglio la Burrata di Andria IGP, si usavano foglie di erbe tipiche della Murgia, come quelle di asfodelo. Queste ultime venivano adoperate per trasferire al formaggio un gusto pungente e particolare. Oggi, per ricordare questa tradizione, il prodotto viene avvolto da foglie che riproducono quelle in asfodelo, idonee al contatto con alimenti.
La Burrata del Caseificio Montrone
Ora che abbiamo ripercorso un po’ di storia della Burrata e raccontato alcuni aneddoti su questo formaggio, forse ti sarà venuto un leggero appetito. Hai mai provato la Burrata di Andria IGP del Caseificio Montrone? Ideale per realizzare tanti piatti squisiti (qui trovi tante idee per sfiziose ricette con la burrata e non solo), può essere servita anche “al naturale”.
Un consiglio basilare per apprezzarla in tutta la sua morbidezza è, però, quello di tirarla fuori dal frigo almeno un’ora prima del consumo. Se dovesse avanzarne un po’, potrai conservare sempre la Burrata fino alla scadenza. Ma siamo certi che sarà molto difficile resisterle!
Leggi gli altri articoli